Questa notte ci siamo decisamente ambientati, assetto notturno, mascherina copri occhi e a cullarci un vento bello strong.
Per fortuna niente freddo, nonostante il gelo esterno, visto che abbiamo del tutto abbandonato l’idea di riuscire a far funzionare l’elettricità.
Decidiamo di partire subito destinazione cascata Seljalandsfoss così da anticipare tutti i turisti. Buona scelta perché arriviamo che ci saranno state solo un paio di macchine e così ci godiamo questa super cascata, che si getta per 60 mt in una sorta di bacino vulcanino. Un sentierino l’attraversa anche da dietro e ben equipaggiati con giacca e pantaloni impermeabili ci faccciamo una bella lavata alla 8.30 del mattino.
Nel parcheggio c’è un furgoncino tipo “patataro”, ci prendiamo un cappuccino, un tè caldo, un chinnam roll e 1 muffin al mou e ce li gustiamo al caldo nel nostro camperino.
Oggi super giornata di sole e dal forte vento ma continuiamo il nostro tour verso un’altra meravogliosa cascata: Skógafoss. Non ci facciamo mancare neanche la salita sulla scalinata che ti porta in cima per vederla dall’alto con raffiche di vento che quasi ti spostano ma da lì parte pure un trekking che dev’essere molto carino visto il contesto.
Dallo Skogar Museum parte un sentierino che in 10/15 minuti porta alla meno nota cascata Kvernufoss ma non meno suggestiva, tutto intorno è stupendo.
Riprendiamo la strada puntando al promontorio di Dyrholaeyd che domina le spiagge nere lunghissime bagnate dall’oceano Atlantico.
Passeggiata, foto di rito, banana per ricaricare le energie e via giù verso Reynisfara. Spiaggiona di sabbia nera, colonne altissime di basalto e il rombo delle onde che imprevedibili colgono di sorpresa sempre qualcuno, con il risultato che vedi ogni tanto un fuggi fuggi e gente bagnarsi. Pochi giorni fa c’è chi ci lasciato anche la pelle. Aiuto!
Leggiamo che questa zona è una delle più piovose e noi ci arrivviamo con un bel sole, senza vento, un caldo anomalo che ci mettiamo perfino in maniche corte.
Da qui a pochi minuti raggiungiamo il paesino di Vik e senza indugio la Giovi acquista il tipico maglione islandese da Icewear, corone islandesi che volano.
Non trovando nulla di particolare che ci stuzzica per pranzo, ripieghiamo su ciò che abbiamo portato da casa in un tavolino di legno sulla spiaggia.
Facendo quattro conti e la necessità di fare una doccia come si deve, decidiamo di andare a rilassarci alla piscine di Vik. Attivita’ molto islandese, le piscine ci sono praticamente in ogni paesino, costano intorno ai 7 euro a testa, sono una delle cose più economiche qui.
Prepariamo lo zaino con tutto il necessario, lasciamo le scarpe fuori, tipica usanza qui in ogni locale e ci dirigiamo alla cassa.
Biondona in costume (e noi che pensiamo che non più tardi di 4 ore fa eravamo con giacca a vento e cappello di lana), di defoult ci vuole far pagare con carta di credito come quasi tutti i pagamenti in Islanda, il Teo le boffonchia che paghiamo in contanti, poi tira e molla tiriamo fuori la carta. Paghiamo e la tipa ci dice “do you need a copy” intendendo lo scontrino e il Teo capisce “coffe” cioè caffè, già gongolante al pensiero di scroccare un espresso in una piscina islandese.
Mancavano le nostre figure con la lingua in terra straniera.
Le piscine non hanno niente di simile con le hot pot disseminate per l’isola, il costesto non è niente di che ma ci sono 3 vasche a 40, 37 e 5 gradi, una sauna e una piscina tipo olimpionica.
Il sole scalda di brutto e ce ne stiamo 1 ora in ammollo. Nessuno usa le ciabatte e manco l’asciugamano.
Missione compiuta super doccia calda, usciamo alle 19 chiusura alle 20. C’è chi arriva pure adesso con ovviamente l’obiettivo di lavarsi decentemente visto che i campeggi sono sempre un po’ spartani.
Rilassati e puliti ci aspetta un’oretta di macchina per raggiungere il campeggio di questa sera.
Optiamo per quello con meno confort… ma vuoi mettere cenetta in riva al torrente con vista cascata?
Oggi che c’è un soletto così non possiamo perdere questa occasione.
Proviamo per la prima volta il fornellino in dotazione, qualche anno di scautismo ci ha lasciato per fortuna una buona dose di
competenze campeggiatrici.
Così credevamo. Messa sul fuoco una squisita cremina in busta uno strano fumetto e odore di bruciato si fa sentire.
Aiuto!! E adesso? Prova che ti riprova il mitico Teo riesce a sistemare il tutto. Non avremo l’elettricità ma ci possiamo far da mangiare!!
Vi chiederete e come avete fatto fino ad adesso?
Spesso nei campeggi c’è una stanza comune con tutto il necessario per farsi da mangiare e un bel fornello al calduccio a misura di uomo, questa sera invece così.
Passeggiata digestiva alla cascata, pastafrolla forno Bonomi e una tisana calda.
What else?!
Ég kem alveg af fjöllum.
Vengo completamente dalle montagne
Si usa quando non si ha idea di cosa stia succedendo, quando si sente qualcuno parlare e non si capisce di cosa stia parlando.
Entrate in una stanza e sentite due astrofisici che discutono di dettagli tecnici. Si girano verso di voi, vi chiedono un parere. Voi non siete astrofisici. L’unica risposta possibile è “Ég kem alveg af fjöllum!”
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