Giornata all’insegna della capitale Reykjavik! Il Teo ha messo cuoricini un po’ in tutti i posti su Google maps, dai monumenti, ai patatari e ovviamente i negozietti per lo shopping.
Ma prima ci sono due valige da riempire e un camper da sistemare. Come al solito, non si capisce perché le cose che stavano all’andata poi al ritorno non ci stanno più ma in qualche maniera si fa. Ultima colazione, ultima doccia e in meno di un’ora siamo nella città.
Fa impressione vedere così tante auto e case tutte assieme. Cioè, Reykjavik è grande come metà Verona mi sa, ma dopo 9 giorni di mezza solitudine…
Parcheggiamo in prossimità della grande chiesa di Hallgrímskirkja, su consiglio di qualche blog, super parcheggio gratuito in pieno centro. La chiesa la vedi da ogni punto della città, fatta in modo da richiamare le scogliere di basalto tipiche dell’isola. Bella fuori, meno dentro dove però c’è un coro che sta facendo le prove e così piacevolmente restiamo ad ascoltare.
Quando usciamo c’è ancora un bel soletto in cielo e facciamo tappa colazione (un’altra) alla bakery più famosa di Reykjavik, Brauð & Co.: ottimi cinnamon rolls, ci siamo ricaricati.
Prendiamo la via dei negozi (ma nessun Calzedonia!!!) e della street art. Negozi sopratutto di souvenir ma curiosandoli un po’ tutti troviamo tante cose particolari: cartoline che ancora mancavano, un mini poster con disegnata l’isola, un vulcano porta fiori in ceramica! La street art è un po’ ovunque, con dei grandi murales qua e là, e con intere strade pedonali dipinte e colorate. Una città vivace che va via via riempendosi.
Raggiungiamo il minuscolo parlamento, un palazzo praticamente, e troviamo un free tour della city che sta iniziando. Ci accodiamo, peccato parlino solo in inglese: così mentre la Giovi ascolta interessata, il Teo sta giocando al villaggino, al basket, pianifica il fantacalcio… e vabbè!
Ci stacchiamo dal tour per raggiungere la zona del porto con i tanti musei e localini: c’è pure la fabbrica di cioccolata più famosa dell’Islanda e così decidiamo di andare a far compere. Una mezz’ora avanti e indre’ per poi trovare gli stessi prodotti ovunque!
Restiamo lungo l’oceano visitando il grande teatro centrocongressi Harpa, una miriade di vetrate colore blu, e l’opera Sun Voyager, una installazione che ripropone lo scheletro di una nave.
Nel passare da un capannone con mercatino vintage all’interno, il Teo si sofferma al bancone del pesce: in bella mostra si trovano infatti confezioni di Hakarl, il famoso e orribile piatto tipico a base di squalo putrefatto. Sul bancone c’è un vasetto mezzo aperto, con stuzzicadenti all’occorrente: non sapendo come spiegarsi, non appena il pescivendolo si volta ecco infilzare un cubetto di sta roba e allontanarsi per assaggiarlo. L’odore di ammoniaca che sa, si ripropone poco dopo che l’hai ingoiato… decisamente orribile! Per cambiare il gusto alla bocca meglio andare di hot dog islandese: tappa da Bæjarins Beztu Pylsur, colui che pare averlo inventati. Una delizia ai palati!
Torniamo nella zona centrale, altre vasche avanti e indietro e poi meglio dirigersi verso il camper che per arrivare all’aeroporto ci sono 40 minuti di strada, ma prima dobbiamo riconsegnarlo. Nel frattempo arriva il messaggio che il volo partirà in ritardo… per fortuna però non ne seguiranno altri! In prossimità del noleggio ci fermiamo a fare il pieno, a lavare il camper (perché? Boh lo facevano tutti!) e comprare la cena!
Arrivati al noleggio cerchiamo di spiegare il problema dell’adattatore al cavo elettrico. Tutta sta solfa solo per avere uno sconto ovviamente! Ma il Gionni fa il finto tonto, un po’ paraculo il ragazzo… alla fine arriva la navetta per andare in aeroporto e dunque tutto finisce lì. Solite gag per la valigia troppo piena, e finalmente cena: gallette burro e salmone! E yogurt Skyr islandese per dolce! Top!
Saliamo in aereo, posti distanti per risparmiare due lire, ma il Teo si trova subito accerchiato da due gemelline di 5 anni e un bambino di 5 mesi! Non appena la hostess passa per chiedere chi vuole mettersi vicino alle uscite di emergenza, lui è già la! I posti son pure più larghi. “Se la sente in caso di emergenza di aprire il portellone e poi…”… ah bionda ho visto cinque volte l’aereo più pazzo del mondo da piccolo, ma di cosa parliamo?!?
Ecco. Si parte… e si atterra! Ma ecco che appena il Teo accende il cellulare si trova chiamate e messaggi di GoOpti ovvero coloro che da Venezia devono riportarci a casa. Visto il ritardo dell’aereo ci hanno lasciato qui! Alle 3.40 del mattino! Incazzatura e poi vediamo come risolverla: pullman fino a Mestre carico di baldi giovani di ritorno dal Muretto di Jesolo e poi treno fino a casa.
Speriamo… noi il post lo chiudiamo qui!!
Þetta reddast! – “Si aggiusterà/andrà bene”
È il mantra di chi è nato e cresciuto su questa terra di non certo facile gestione.
Il loro spirito gli permette di affrontare anche le situazioni più assurde con la flemma di chi sa che infondo le cose si aggiusteranno e magari lo faranno pure da sole, senza che tu debba fare nulla.
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